Si potrebbe dire che Henri de Toulouse Lautrec sia passato brevemente sulla terra per lasciare il segno. Nato ad Albi, non lontano dalla catena montuosa dei Pirenei, morì dopo soli 37 anni; i suoi colleghi contemporanei avranno vita più lunga e forse saranno ricordati più facilmente.
Ma Lautrec amava dipingere una realtà più cruda e decadente di Renoir, Pissarro e compagnia. La prostituzione assolveva nelle sue opere il compito di esternare la società borghese dietro le quinte; ed ecco che pennellate all’apparenza fugaci sono in realtà il chiaro manifesto di una rappresentazione studiata, mirata e attenta.
Colori forti e in contrasto sono il segno distintivo di alcune sue opere, quali Rues des Moulins o à la mie.
Sulla stessa impronta è il famoso Al Salon di rue des Moulins dove due prostitute si riposano sedendo su un divano. Sono raffigurate in un momento d’intimità quando, senza clienti, godono di un pò di relax, insomma, la tipica pausa che si prende un qualsiasi lavoratore tra un compito e l’altro.
Le prostitute sono sempre dipinte con garbo da Henri, anche se non ne nasconde la funzione sociale che svolgevano all’interno delle case chiuse.
Questa tela è stata preceduta da uno studio a pastello, realizzato durante lo stesso anno di esecuzione del dipinto.
Una piccola curiosità: Lautrec non mostrò mai l’opera compiuta a mercanti o critici, ma solo a pochi intimi che lui riteneva meritevoli.
Si spense a trentasei anni per via di un corpo distrutto e debilitato dai furori giovanili, fatti di sesso e alcol. C’é da dire però che la sua salute è sempre stata cagionevole, malato di osteogenesi imperfetta si avvicinò alla pittura proprio grazie ai lunghi periodi di degenza cui doveva sottoporsi in giovane età; per passare il tempo si dedicava a disegni su quaderni. Il talento fu così evidente che fu chiamato il “bimbo prodigio”: è proprio il caso di dire che l’arte mitiga i dolori del corpo e dell’animo.


