L’arte è irregolarità: pensieri di Pierre Auguste Renoir

Nei suoi appunti il noto pittore francese definiva l’irregolarità come il riassunto o la nozione primaria dell’arte. A dimostrazione della tesi asseriva che la terra, o più semplicemente un’arancia non fossero perfettamente rotonde; e che se si potesse dividere l’arancia in quarti, nessuno di quei quarti sarebbe identico agli altri 3, allo stesso modo il numero dei semi presenti in ognuno di essi.
Il discorso è infinitamente replicabile in natura, e a suo vantaggio porta l’esempio della foglie di un albero: potendole raccogliere tutte dalla chioma non saremmo capaci di sortirne una identica all’altra.
Anche le cose non viventi e create dall’uomo sono irregolari: una colonna, se disegnata con un compasso, a detta di Renoir, perde il suo principio vitale poiché “il valore della regolarità esiste soltanto nello sguardo…il non valore della regolarità del compasso“.
Per questo invitava i giovani a buttare gli strumenti, perché altrimenti non esisterebbe Arte; questo concetto era noto già gli antichi che dividevano la regolarità dell’occhio da quella strumentale; e che i grandi maestri rifiutavano quest’ultima. Ecco da qui il suo desiderio di fondare “La società degli irregolari”, i cui membri avrebbero dovuto accettare che un cerchio non avrebbe potuto essere mai tondo.

Tratto da “From Auguste Renoir’s notebook” nel testo di Jean Renoir “Renoir mon père”.

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