Paul Cèzanne era nato nel 1839 nella provincia meridionale di Aix-en-Provence, luogo che per lui non aveva eguali: nemmeno la ricercata Parigi riuscì a trattenerlo a lungo.
Egli più e più volte ha dichiarato che quel posto era dove amava passare il suo tempo, per via della sua morfologia, della sua luce, e del suo modo di infondere pace.
Fu così amante della natura che, per colpa di un temporale, nel 1906 contrasse una polmonite che lo portò a miglior vita.
Il concetto di pittura all’aria aperta in Cézanne era tanto forte quanto in Monet; l’ossessione di catturare la luce concentrandosi su un unico soggetto non ha avuto eguali nel mondo dell’impressionismo, e del post impressionismo.
Se Monet si accanì sulla facciata della cattedrale di Rouen, dipingendola per ben 28 volte, Paul Cézanne si concentrò sul monte Sainte-Victoire.
Lo stile è inconfondibile: egli ritrasse il monte secondo quelli che poi sarebbero stati riconosciuti come i canoni post-impressionisti, poiché più che rappresentare il reale attraverso l’impressione, preferiva oltrepassarlo penetrandolo, immergendosi al suo interno.
Non è un caso che egli dichiara al suo amico poeta Joachim Gasquet:
L’arte deve rendere eterna la natura nella nostra immaginazione. Cosa c’è dietro la natura? Forse nulla. Forse tutto.
Paul Cézanne, lettera a Joachim Gasquet.
[…] Prendo le tonalità di colore che vedo alla mia destra e alla mia sinistra, qua, là e dappertutto, e fisso queste gradazioni, le metto insieme…Esse formano delle linee, e diventano oggetti, rocce, alberi, senza che io ci rifletta. Acquistano volume, hanno effetto.
Stilisticamente ciò si traduce in una accentuazione dei colori e in pennellate più ampie di quelle impiegate dai suoi predecessori.
A differenza di Monet però, nelle rappresentazioni di Sainte-Victoire non riusciamo a comprendere esattamente a quale ora del giorno facciano riferimento le sue percezioni; c’è sempre molta luce, e il verde dei prati spesso si trasporta nel cielo, unendo in un tutt’uno la sua visione.
Cézanne dipinge il monte Sainte-Victoire visto dal Plateau d’Entremont, situato ad ovest, località da cui la montagna assume una forma conica con la parte scoscesa che cade verso sud; è dove il suo profilo diventa immediatamente riconoscibile.
Dunque è il colore l’elemento costitutivo e unitario delle immagini, e più si vuole rappresentare la luminosità, più deve essere forte la tonalità del colore.
La Montagna di Sainte-Victoire dipinta tra il 1890 e il 1895 e conservata oggi presso la National Gallery of Scotland è raffigurata ancora con gli elementi ben riconoscibili, e nonostante sia un olio su tela, l’effetto è quasi acquerellato: il cielo, il monte, la terra si distinguono l’uno dall’altro.
Più Cézanne si avvicina al suo ultimo periodo, più la sua espressione diventa estrema, per raggiungere il culmine in La montagna Sainte-Victoire vista da les Lauves, tela del 1905, conservata a Basilea.
Sulla sinistra non vi è più tridimensionalità, il verde, come detto in precedenza invade ogni spazio, anche se si nota ancora l’uso delle macchie di colore, si astrae il concetto di reale, sparisce quello spaziale.
Sotto potrete osservare in ordine cronologico le tele che ritraggono il monte, così da capire come nel tempo Cézanne abbia cambiato il modo di presentarlo, di come la sua idea di percezione, colore e natura si sia radicata nel tempo.






