Vincent Van Gogh: Notte stellata

Notte Stellata di van Gogh è uno dei dipinti più famosi del pianeta, la sua raffigurazione è stata impressa su poster, felpe, t-shirt, tazze collane e chi più ne ha più ne metta.

Molti non sanno però che questa tela è stata realizzata in un periodo per nulla semplice della sua vita, quando egli era ricoverato presso la struttura di Saint-Paul de Mausole, dopo essersi mutilato l’orecchio.

Sebbene Van Gogh abbia dipinto l’opera nel suo studio, situato al pian terreno, è probabile che egli abbia eseguito degli studi notturni: è lo stesso Vincent, che nelle lettere scritte a suo fratello Theo, ci lascia indicazioni preziose:

Posso vedere dalle grate della finestra un piccolo quadrato di grano, sopra il quale, la mattina, osservo il sole sorgere!

Non era autorizzato a dipingere in stanza, però gli era consentito utilizzare dei carboncini con cui approntare degli schizzi di cui ne sono rimasti a decine.

In questo quadro Van Gogh ha certamente cercato il contatto diretto con la realtà, dipingendo quello che si poteva vedere dalla finestra, tuttavia senza riprendere fedelmente questa veduta notturna, bensì manipolandola con mezzi plastici, interiorizzandola e trasformandola in una potente visione onirica in cui poter fare affiorare le sue emozioni, le sue paure, i suoi viaggi dell’anima.

La Notte stellata, pertanto, non offre all’osservatore un’immagine fedele della realtà, ma una forma di «espressione» di quest’ultima.

Sulla sinistra è presente un grande cipresso, che lo stesso artista paragona ad un obelisco egiziano per dimensioni e imponenza; esso come un ponte unisce il mondo terrestre a quello stellato, il mondo dei vivi a quello dei morti.

Da dietro il cipresso spunta un piccolo paesino, con buona probabilità è Saint-Rèmy, località in cui era ricoverato, ma potrebbe essere anche la sua città natale: le case sono basse, si distingue solo il campanile, che sembra assolvere le stesse funzioni del cipresso.

Proseguendo una fitta vegetazione di ulivi prepara la strada ai pendii delle Aplilles, importante catena montuosa della Francia meridionale.

Il silenzio è percettibile anche se ci troviamo difronte a un dipinto, la quiete è l’elemento fondante di tutta l’opera, che però si perde una volta che con lo sguardo si arriva al cielo stellato.

Il silenzio è percettibile anche se ci troviamo difronte a un dipinto, la quiete è l’elemento fondante di tutta l’opera, che però si perde una volta che con lo sguardo ci volgiamo al cielo stellato.

E’ qui che la visione di Van Gogh si allontana dalla raffigurazione reale: due grandi nubi spiraliformi si scontrano tra loro, circondate da undici stelle, grandi quasi come soli, e che sembrano affogare e muoversi in un fiume in piena.

Le pennellate non sono messe a caso, ma insistono affinché questa percezione venga messa in evidenza: nella parte bassa, quella del villaggio per intenderci, il colore è dato in modo lineare, con tratti semplici e dritti; una volta che però si passa al cielo questi assumono una forma più pastosa, larga e ovviamente spiraliforme. 

Arriva così dunque al nostro intelletto tutta l’ansia e la sofferenza dell’autore mostrando così il suo stato d’animo interiore.

Mi piace concludere questo post trascrivendo le parole che lo stesso Vincent dedica ai Cipressi e che riporto qui di seguito.

I cipressi sono un soggetto che mi impegna molto, dato che vorrei usarlo per creare quadri simili a quelli dei girasoli. 
Mi sorprende infatti che non siano mai stati dipinti così come li vedo io: hanno una linea e delle proporzioni belle come gli obelischi egizi.
E il loro verde è di una tonalità particolarmente raffinata. 
E’ la macchia nera in un paesaggio soleggiato, ma uno dei neri più interessanti e senza dubbio tra i più difficili da riprodurre. 
I cipressi andrebbero visti qui, su questo azzurro, o meglio dentro questo azzurro.”.

Vincent Van Gogh.
Notte stellata, Olio su tela, 1889, MoMA, New York.

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