Proseguendo il nostro percorso #affacciamociconlarte, in questo post parleremo di Paul Delvaux, pittore belga nato nel 1897 e del suo dipinto La fenêtre, del 1936.
Delvaux, di famiglia agiata, ha avuto sin da subito la possibilità di frequentare gli studi classici, i quali lo appassionarono all’arte e all’architettura; contro il parere dei suoi genitori decise dunque di iscriversi all’accademia di belle arti di Bruxelles.
Se all’inizio i suoi dipinti erano naturalisti, col passare del tempo, influenzato dalle opere di Magritte e di De Chirico, cominciò ad affacciarsi al surrealismo: trovava interessante la possibilità di ritrarre soggetti distaccati dalla realtà in cui essi venivano rappresentati.
Pensate che cambio così radicalmente il suo modo di disegnare che, una volta che aderì ufficialmente al movimento surrealista, decise di distruggere molte delle sue opere precedenti infliggendosi una vera damnatio memoriae.
Era ossessionato dalla rappresentazione di donne, spesso ritratte nude, accostate ad elementi architettonici classici, a paesaggi tenebrosi o ferroviari. Sono famosi inoltre i suoi dipinti di scheletri immortalati a svolgere crocifissioni o passioni.
Il dipinto La finestra però non ha niente di tutto ciò; realizzato nel 1936, quest’olio su tela, è conservato oggi presso il Musée d’Ixelles di Bruxelles
Osservando il dipinto si ha l’impressione di essere all’interno di una stanza, e di vedere una donna, raffigurata di spalle, che guarda verso l’esterno; fuori c’è una bellissima vallata verde e ricca di colline. Ci si accorge però, in un secondo momento, che qualcosa non torna: noi non siamo all’interno della stanza, nemmeno la donna lo è.
Abbiamo davanti ai nostri occhi la facciata mattonata di un palazzo, con tanto di ringhiera alla finestra, vuol dire che ci troviamo all’esterno. Al di là di questa finestra c’è la giovane donna, che si adagia al davanzale; anch’ella è all’esterno e si trova direttamente a contatto con il paesaggio che sta ammirando.
Dopo un breve smarrimento dunque realizziamo che non esiste un interno in questo dipinto: ecco l’elemento surrealista tanto amato di Delvaux, gli oggetti sono distaccati dalla realtà.
